Elfa e voi tra fate e elfi
  Racconto: Gli Elfi di Fiordiluna
 
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Il mio respiro nel buio… il battito del mio cuore nel buio… i rumori provocati dai miei compagni che si muovono e le loro voci che sussurrano. Quanto rumore fanno gli umani, non sono capaci di stare fermi e zitti anche quando si è in pericolo. Potrei incitarli al silenzio, ma a cosa servirebbe? Tanto non mi ascolterebbero, hanno la sgradevole abitudine a considerarsi superiori a tutti e io in questo momento sono l’unica elfa in mezzo a loro. L’altra mia compagna è andata in avanscoperta con una delle donne che combattono con noi, e io devo restare qua ad aspettarla. Volevo andare io con lei, ma subito uno degli uomini è scattato su: “Non possiamo fidarci. Potrebbero scappare per tornare nei loro boschi oppure venderci ai nemici. Non si è mai sicuri con gli elfi. Mandiamo piuttosto uno di noi!” per questo ora sono sola in mezzo agli uomini. Solo per un capriccio del destino ora ci troviamo a dover far parte delle loro guerre, perché per secoli, mentre generazioni di uomini si uccidevano per il potere, noi vivevamo tranquilli nei nostri boschi. Finché dieci anni fa, un mago malvagio uccise il re della maggiore città umana, usurpando il trono. Voleva anche uccidere Eskain, il legittimo erede, che all’epoca era un bambino di sette anni. Fortunatamente il bambino fu portato in salvo dalla nutrice, che si rifugiò in un villaggio di contadini. Ormai quel bambino è un ragazzo adulto che ha organizzato una resistenza di persone fedeli alla vecchia famiglia reale e vuole recuperare il suo regno. Nessun elfo avrebbe mai pensato di immischiarsi in una guerra tra uomini, ma purtroppo il mago ci temeva, perché il suo vero obiettivo non era solo il piccolo regno umano, ma l’avanzato regno elfico e la nostra magia. Così, una notte i suoi uomini attaccarono un villaggio di elfi del fiume e uno di mezz’elfi, uccidendo tutti e rubando la Perla del Fiume, uno dei tre maggiori gioielli elfici, ricordi di un antico passato a potenti talismani magici. Appena la notizia giunse alle orecchie del nostro Re, il Consiglio degli Anziani decise di appoggiare la causa del legittimo erede al trono. Per questo, in ogni distaccamento di ribelli ai comandi di Eskain, ci sono due o tre elfi, per ricordare l’alleanza. Il vero problema è che i ribelli sono quasi tutti contadini o in ogni caso povera gente e sono poco istruiti, e dove manca la cultura, arriva la superstizione. Nessun uomo è contento di avere elfi fra le sue truppe, nessuno si fida di noi, perché nelle loro leggende siamo malvagi e ingannatori. Il primo giorno che io e Sanja siamo arrivate nel gruppo di Touggam, siamo state accolte con: “Il principe è impazzito a fidarsi di questi elfi. è convinto che lo aiuteranno a riprendersi il trono, ma lo tradiranno appena potranno.” In seguito abbiamo sentito anche un proverbio, molto amato dagli uomini: “Impara a non fidarti mai né dei serpenti, né degli elfi”. Questo solo per spiegare quanto gli uomini ci tengano in conto. In più c’invidiano, perché riconoscono che senza noi sarebbero persi, le truppe comandate da Insfarel, il mago, sono molto meglio organizzate, mentre le truppe di Eskain sono solo una massa di disperati fuggiti dalle campagne, sotto il comando di pochi generali anziani. Solo il distaccamento di cui facciamo parte sarebbe caduto già da qualche tempo in qualche imboscata se non fosse stato per me e per Sanja. I nostri sensi sono più sviluppati e poi i boschi sono il nostro regno. In una sola settimana che siamo con loro li abbiamo salvati già da tre imboscate e ciò non fa che aumentare la loro rabbia nei nostri confronti, il solo fatto di dover la vita a due elfe urta il loro orgoglio. Che strana razza… “Tieni aperte le tue orecchie, elfa, invece di fantasticare” uno degli uomini mi sibila. Sorrido nell’oscurità, quanto sono ingenui… “Sono più aperte delle tue. Altrimenti non mi sarei accorta che le nostre compagne sono tornate”. Anche se non lo vedo, sento il suo stupore, che si muta in rabbia quando sente il fischio della civetta, segnale usato da Sanja e dalla donna per farsi riconoscere e prova che ho ragione. Infatti, dopo poco sento al mio fianco Sanja, seguita poi dalla donna. “Come va, Aimenel?” mi chiede Sanja, sedendosi al mio fianco. “Come sempre. Questi umani fanno più rumore di un branco di cinghiali e poi pretendono di ordinare. E tu?”. “Quasi la stessa cosa. La mia compagna stava per farsi scoprire due volte e ce ne siamo andate perché si erano accorti di lei. Non capisco perché non si fidino di noi, se avessi potuto avere te avremmo raccolto il doppio delle informazioni in metà tempo.” Parliamo a bassa voce e in elfico, loro non lo sopportano, ma così possiamo parlare senza problemi. La notte è scura e la luna piena è un grande occhio d’argento, gli uomini parlano tra loro, lamentandosi di noi, due elfe capitate con loro, senza sapere che possiamo sentirli. Ma non c’importa di ciò che pensano. Sia io che Sanja guardiamo la luna, lasciando che la sua magia brilli in noi. Cosa sono i mormorii degli uomini in confronto alla musica del Creato?
 
 
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